Quasi tutti i cittadini (beh, quelli che si preoccupano di questo
genere di cose) sanno ormai che le intercettazioni telefoniche, quando
arriverà la nuova legge,
saranno impossibili perché, per farle,
occorrerà già aver individuato il colpevole; e siccome, per i reati più
gravi ed importanti (tra cui la corruzione, il peculato, la frode
fiscale, il falso in bilancio e gli altri
reati tipici della classe
dirigente italiana) senza intercettazioni il colpevole non si
individua, ecco che appunto le intercettazioni non si potranno fare. Di
questo ho già parlato in un’
analisi precedente, fornendo anche alcuni esempi.
Probabilmente poche persone sanno che c’è anche un altro motivo per cui
le intercettazioni diventano impossibili. Dice infatti la nuova legge
che le intercettazioni devono “essere fondate su
elementi espressamente
e analiticamente indicati nel provvedimento, non limitati ai soli
contenuti di conversazioni telefoniche intercettate nel medesimo
procedimento”.
Che vuol dire? Si fa prima a capirlo con un esempio.
Tizio ha violentato Caia insieme a due altre persone che però non sono
state identificate. Caia lo ha riconosciuto in fotografia ma non ha
trovato nessuna foto degli altri due. Il PM chiede al giudice di
intercettare il telefono di Tizio nei confronti del quale il
riconoscimento di Caia costituisce “evidente indizio di colpevolezza”;
spera così di identificare i suoi due complici con cui, forse, Tizio
parlerà servendosi del suo telefono.
In realtà, questo tipo di riconoscimenti in genere non viene ritenuto
idoneo per i provvedimenti che richiedono “gravi indizi di reato” (per
esempio per mettere in prigione una persona con la cosiddetta misura
cautelare): troppi riconoscimenti fotografici si rivelano poi
sbagliati. E il punto è che gli “evidenti” indizi richiesti per
un’intercettazione sono la stessa cosa dei “gravi” indizi richiesti per
mettere un indagato in prigione; sicché niente prigione, niente
intercettazione.
Ma supponiamo che invece il giudice ritenga questo indizio abbastanza
“evidente” o “grave” o quello che volete; magari, come nel caso a cui
mi riferisco (che sfortunatamente è reale), perché il riconoscimento è
stato facilitato da una particolare cicatrice che Tizio aveva sulla
faccia. Il telefono di Tizio finisce dunque sotto controllo. A un certo
punto, Tizio parla con Sempronio e,
ignaro di essere indagato e
intercettato, commenta con lui la violenza carnale commessa ai danni di
Caia; e lo fa in termini tali da rendere evidente che Sempronio è uno
degli altri due che hanno partecipato allo stupro: “Certo che meno male
che quell’amico tuo, Mevio, te l’ha tenuta perché tu non ce la facevi”
(Tizio) e “Si, ma io non l’ho dovuta pestare come hai fatto tu e me la
sono goduta” (Sempronio). L’ho detto che si trattava di una violenza
reale vera, queste erano più o meno le frasi pronunciate.
Che fece la Procura? Chiese ed ottenne di intercettare Sempronio. Poco
dopo questi si mise a parlare con Mevio, amico suo ma non di Tizio,
commentando lo stupro (erano delinquenti violenti e bestiali e anche
particolarmente stupidi).
Bene, tutti identificati, “gravi indizi” in quantità, misura cautelare e tutti in prigione.
Caia non riconobbe né Sempronio né Mevio perché le percosse di Tizio
l’avevano resa quasi incosciente; però, con le intercettazioni, la
condanna fu facile. E, notate, il DNA di Mevio non venne trovato e
nessuno confessò. Però, tutti si presero circa 9 anni.
Che succederebbe in un processo come questo con la nuova legge?
Beh, il telefono di Tizio lo metteremmo sotto controllo e
identificheremmo Sempronio. Però …, eh però non potremmo mettere sotto
controllo il telefono di Sempronio, perché tutto quello che abbiamo
nei suoi confronti è “il contenuto di una conversazione telefonica
intercettata nel medesimo procedimento”. E, come ho detto prima, questo
non è sufficiente per disporre un’intercettazione. Solo che, siccome
Tizio non conosce Mevio e non gli parla per telefono, senza
intercettare Sempronio non identificheremo mai Mevio. I due delinquenti
non confesseranno mai e men che meno riveleranno chi è Mevio (di cui
non abbiamo nemmeno il DNA). Conclusione:
Mevio resta impunito e
violenterà qualcun’altra.
Possiamo utilizzare questo esempio per descrivere un’altra chicca di
questa legge che, in verità, parrebbe proprio progettata dagli abituali
frequentatori di aule giudiziarie messi in difficoltà dalle
intercettazioni. Beh, ora che ci penso….
Supponiamo che il telefono di Tizio resti muto per parecchi giorni, nel
senso che le sue conversazioni non rivelano niente di importante. Però
non lo possiamo mollare, non sappiamo quando parlerà con gli altri due
partecipi dello stupro. E che ci parlerà, prima o poi, è sicuro:
dall’intercettazione sappiamo che continua a frequentare il suo
ambiente di degenerati, drogati e violenti; e che spesso e volentieri
parla di donne in termini aggressivi e spregiativi. In effetti, a un
certo punto, ecco la telefonata giusta: Tizio parla con Sempronio (che
non è intercettato perché, come ho detto, la nuova legge non lo
consente), gli racconta che ha incontrato una donna particolarmente
appetibile, che l’ha pedinata, che sa dove abita e che ha già
identificato un posto giusto per “farle la festa” (ho già detto che
faccio riferimento a un fatto vero). Gli dice anche di parlarne con
Mevio e che gli telefonerà tra un paio di giorni per prendere gli
ultimi accordi.
La Procura ascolta palpitando per tutto il giorno seguente e poi… Poi
più niente, perché
sono scaduti i 60 giorni e l’intercettazione deve
essere terminata per legge e non può più essere prorogata. Così non si
sa chi sia la vittima designata, non si sa chi sia Mevio, non si sa
dove e come i tre si incontreranno.
Certo, come ci ripetono fino alla nausea gli ideatori della nuova
legge, si può far ricorso “ai buoni vecchi metodi di indagine”; e
infatti si può
pedinare Tizio e cercare di capire dove va, chi sono
quelli che incontra e quando si riunirà con i due complici per
commettere il nuovo stupro; e poi seguirli tutti e tre, salvando
all’ultimo momento la poveretta; che in verità poteva essere salvata
subito senza subire un tentativo di aggressione.
Certo che, se tutto va bene, abbiamo visto un bel film. Se invece ci si
perde Tizio, oppure Tizio si accorge di essere seguito, oppure se ne
accorgono Sempronio o Mevio e i tre vanno a bersi una birra e intanto
progettano un nuovo appuntamento in un altro posto; oppure succede
qualcosa d’altro per cui arriviamo tardi quando lo stupro è già bello
che finito. Ecco, allora, avremmo la straordinaria soddisfazione di
aver condotto un’indagine nel rispetto di una legge che ci mette al
passo dei Paesi più progrediti, come si suol dire.
Per concludere, una riflessione: tra le tante sciocchezze dette per
giustificare questa nuova legge, c’è stata anche quella secondo cui le
intercettazioni vanno “ridotte” perché
costano troppo: di questo si può
riparlare in un’altra analisi. Ma la domanda è: quanto costa “il buon
vecchio metodo di indagine”? Quanto la macchina, la benzina, i… quanti?
10, 20, 30 poliziotti necessari per pedinare Tizio, Sempronio e Mevio
per 2, 3, 4, X giorni? E anche: quanto controllo del territorio non è
stato possibile mentre i 10, 20, 30 poliziotti seguivano i 3
delinquenti? Quanti altri reati sono stati commessi? Quanti danni sono
stati arrecati ai cittadini? Quanti ci hanno lasciato la pelle o hanno
subito esperienze drammatiche? E non si sarebbe evitato tutto questo
con un’intercettazione dei telefoni di Tizio e Sempronio fatta
comodamente da 4 poliziotti (si chiama h. 24, un poliziotto per un
turno di 6 ore)? Ma certo che si sarebbe evitato.
Serve altro per rendersi conto che la nuova legge sulle intercettazioni
è stata inventata all’unico scopo di
assicurare l’impunità a quelli che
l’hanno inventata?