Le pulizie pasquali
Dunque secondo il Presidente della Repubblica, occorre una
tregua: opposizione e stampa debbono evitare di ricordare ai Capi di
Governo che parteciperanno al G8 le ragioni di dissenso nei confronti
dell’attuale maggioranza e del Presidente del Consiglio (l’opposizione)
e il particolare stile di vita che caratterizza Berlusconi nonché
eventuali informazioni sullo svolgersi dei procedimenti penali che, a
vario titolo, lo riguardano o potranno riguardarlo (l’informazione).
C’è anche chi ha letto il monito del Presidente della Repubblica come
un invito alla magistratura: per il momento stop ad inchieste
giudiziarie che possano coinvolgere esponenti politici e, naturalmente
e in particolare, il Presidente del Consiglio.
Tutto ciò a salvaguardia della dignità e del prestigio internazionale dell’Italia.
Non credo che si possa essere d’accordo: né sui contenuti né sull’opportunità.
Non viviamo per fortuna, in un mondo nel quale sia possibile nascondere
fatti ed opinioni. Tutti i Capi di Stato e l’entourage che li circonda
conoscono benissimo le disavventure del nostro Paese e gli avvenimenti
che, non da oggi, hanno fornito un’immagine di Berlusconi e della
classe politica italiana tutt’altro che lusinghiera. E’ anche ovvio che
le televisioni e la stampa estera, che hanno una tradizione di
professionalità ed indipendenza ben diversa da quella che caratterizza
i nostri organi di informazione, si sono preparate per fornire ai
cittadini dei loro Paesi informazioni importanti sotto il profilo
politico e particolarmente gustose sotto quello del costume.
Insomma, secondo il Presidente della Repubblica, opposizione e
informazione dovrebbero comportarsi come le classiche poco scrupolose
massaie che, si dice, raccolgano con la scopa la spazzatura e la
nascondano sotto il tappeto.
Ma non ha pensato, Napolitano, al pessimo servizio che gli organi di
informazione renderebbero all’Italia se, non sia mai, il suo invito
venisse accolto?
Non ha pensato che all’estero tutti conoscono benissimo le gravi
vicissitudini giudiziarie di una classe politica fondata sul malaffare
e il comportamento privato del Presidente del Consiglio, giudicato, in
quei Paesi, incompatibile con il suo ruolo pubblico?
Non ha pensato, che non c’è modo di nascondere queste nostre disgrazie?
Non ha pensato che un atteggiamento servile ed opportunistico degli organi di informazione italiani darebbe il colpo di grazia all’immagine internazionale del nostro Paese
che apparirebbe come una qualsiasi dittatura in cui non solo il potere
fa quello che vuole e se ne infischia della legge ma è anche in grado
di impedire che i cittadini ne siano informati?
Non ha pensato che dignità e prestigio non si acquistano con ipocrisia
e servilismo ma con il coraggio di non nascondere le proprie debolezze
e con l’impegno a divenire migliori?
Non ha pensato che una manifestazione di indipendenza e autonomia da
parte degli organi di informazione e di quella parte della classe
politica che non si riconosce nei metodi, nello stile, nei contenuti
dell’attuale maggioranza potrebbe dare del nostro Paese un’immagine di
vitalità, di democrazia, di libertà; e che proprio questo (forse, le
ferite aperte nella rappresentazione pubblica dell’Italia sono molte e
profonde) potrebbe contribuire a renderlo più credibile ed affidabile?
E non ha pensato infine che le strumentalizzazioni che i
politici più incauti e spregiudicati avrebbero fatto del suo messaggio
(alludo all’interpretazione della dichiarazione di Napolitano data da
Gasparri, secondo cui la tregua dovrebbe essere osservata anche e
soprattutto dalla magistratura) sarebbero state obbiettiva
dimostrazione per il resto del mondo che ci visita e ci valuta che
l’Italia è un Paese in cui la magistratura non è autonoma e
indipendente e che deve soggiacere agli indirizzi della politica, sia
pure espressi attraverso chi ne è al vertice e che dovrebbe rivestire
un ruolo di arbitro e di garante dei fondamentali principi democratici?
Tutto ciò sui contenuti. Ma, come ho detto, il messaggio di Napolitano
deve essere criticato anche sotto il profilo dell’opportunità.
Perché una tregua dovrebbe essere concessa ad una maggioranza in
difficoltà da un opposizione che, fedele al suo ruolo, lo esercitasse
in maniera conforme ai principi democratici, rivelando le debolezze e
le difficoltà del governo?
Perché, proprio quando queste debolezze e difficoltà potrebbero
consentire all’opposizione di conseguire significativi vantaggi
politici, questa dovrebbe rinunciare ad evidenziarle?
Una tregua avvantaggia sempre chi, in un dato momento, è più debole dell’avversario; e non si è mai visto un arbitro invocare una tregua che vada a vantaggio di uno solo dei due contendenti.
Per finire: ogni opinione è rispettabile e quelle del Presidente della
Repubblica non solo lo sono al massimo livello ma hanno una obbiettiva
autorità che è percepita da tutti i cittadini. E’ proprio sicuro
Napolitano che sia buona cosa definire le condotte riprovevoli del
Presidente del Consiglio oggetto di una polemica da cui è bene (sia
pure temporaneamente) astenersi piuttosto che comportamenti
incompatibili con una carica pubblica di vertice e dunque argomento di irrinunciabile dibattito politico?